Ultimamente sto sperimentando sempre più spesso un sentimento che non saprei definire in altro modo che incazzatura. L’incazzatura è diversa dalla rabbia, la rabbia offusca la ragione, l’incazzatura l’affina, la stimola. La rabbia è un fuoco che finisce in fumo e cenere, l’incazzatura medita vendetta e giustizia. L’incazzatura fa bene all’autostima: l’incazzato è incazzato perché non è mai colpa sua, è sempre colpa di qualcun altro. E poi gli incazzati non muiono mai; si può morire di malattia o di morte violenta, di fame, di sete, per uno spavento, per troppo dolore, per troppa gioia, perfino per un rapporto sessuale, ma non ho mai sentito nessuno che è morto incazzato. L’incazzatura muove la società; le rivoluzioni sono sempre avvenute perché c’era qualcuno di incazzato, molto incazzato. L’incazzatura è invisibile: se qualcuno dice di essere incazzato lo fa per sfogarsi, l’incazzatura vera, invece, non conosce conforto, lo sfogo è inutile, anzi fa solo incazzare di più. Quelli che lottano contro le mafie, quelli che lottano per i diritti, quelli che lottano comunque e nonostante tutto, per cosa lo fanno? Per cosa mettono a repentaglio la loro vita, per cosa rinunciano alla serenità e a volte al potere e al denaro? Perché un angelo gli ha rivelato che erano i prescelti? No. Lo fanno perché sono incazzati. Incazzati per l’arroganza, la prepotenza, l’ingiustizia.
L’incazzatura può essere il più nobile dei sentimenti.
Mi accodo. Incazzato anche io malgrado oggi, dopo più di un mese che non ne ho avuto il tempo, finalmente sia riuscito a ritagliarmi un’ora per riposare… Ora sono un incazzato riposato.